L’oreficeria sarda è ancora in gran parte artigianale e si basa su una varia serie di pezzi tradizionali ma in continua trasformazione: infatti, la cultura orafa sarda risale a secoli fa e si compone di gioielli dallo stile etnico preciso, tanto da identificare immediatamente la civiltà sarda.
Legati ai costumi tradizionali, avevano uno scopo preciso (tanto che le donne se li tramandavano gelosamente di madre in figlia) ed elementi decorativi tipici.
Tra questi il più diffuso in assoluto è l’anello, realizzato in oro e in argento con tecniche diverse e con stili distinguibili a seconda zona della Sardegna. Inoltre, tra gli anelli riveste un ruolo particolare la fede sarda.
Nella regione di Gallura era l’anello che un uomo regalava alla ragazza al momento del fidanzamento.
Si tratta della cosiddetta fede stretta (perchè realizzata con una fascetta di metallo più stretta), regalata quando lo sposo e i suoi genitori si recavano a casa della ragazza per presentarsi alla famiglia di lei e ufficializzare il fidanzamento.
Era la madre del futuro sposo ad acquistare la fede, che poi veniva regalata da questi alla fidanzata.
Tuttavia in altri centri la fede sarda era una vera e propria fede nuziale, che il marito regalava alla sposa il giorno del matrimonio.
Si tratta della fede larga, quella che secondo la tradizione sarda si usa per le nozze e realizzata con una fascetta più larga.
In entrambi i casi, la fede sarda veniva custodita gelosamente e tramandata attraverso le generazioni.
Per capire il significato simbolico delle fedi e dei gioielli sardi in generale (chiamati “prendas” in dialetto) bisogna risalire alla leggenda secondo cui questi monili sono stati realizzati dalle janas, cioè dalle fate sarde che vivono in case scavate nella pietra, le “domus de janas“.
Qui tessevano metalli preziosi come l’oro e l’argento proprio come fili di tessuto e li intrecciavano con pietre preziose, creando i gioielli sardi.
A dire il vero le “domus de janas” esistono veramente, ma non hanno nulla di soprannaturale, anche se sono luoghi davvero unici e magici.
Si tratta di tombe risalenti al 2.500 a.C. (periodo prenuragico) e in cui erano conservati ricchi corredi funerari che servivano per preservare il corpo del defunto e per garantire il suo passaggio nell’aldilà.
Tra l’altro la fede sarda ha origini antichissime, attestate da un rituale del periodo romano, incentrato sul maninfide.
Il suo nome (significa letteralmente le mani in fede) indica in modo immediato di che cosa si tratta: è un anello formato da due mani che si stringono e che rappresentano simbolicamente il patto che univa i futuri sposi.
Il fidanzamento ufficiale, infatti, era attestato dal dono del maninfide da parte dell’uomo, che dichiarava così la serietà delle proprie intenzioni, scegliendo la donna come sposa e madre dei propri figli.
Accettando il maninfide e ricambiando con un coltello dal manico in osso o corno decorato con borchie, la donna (o meglio, la sua famiglia) dava il suo consenso al fidanzamento.
In questo modo, la ragazza poteva portare il suo primo anello, dichiarando apertamente il patto indissolubile e il suo nuovo stato: a simboleggiare l’alleanza matrimoniale e la promessa del futuro matrimonio stavano due mani per sempre strette insieme intorno ad un dito.
L’arte orafa in Sardegna è quella che più ha subito le influenze delle altre culture mediterranee.
Ad esempio, tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento molti arregoldus (maestri orafi) di Gallura adottarono la tecnica del lustrino.
Da quell’epoca la fede sarda classica venne decorata da elementi cesellati e fregi tanto da assomigliare a un pizzo chiacchierino, in cui i bottoncini e le microsfere di pietre preziose rappresentano dei chicchi di grano, augurio di prosperità per la nuova coppia nella vita matrimoniale.
Ormai la fede sarda non è soltanto un elemento dei costumi tradizionali folcloristici adottati durante le sagre popolari sarde che si svolgono in ogni centro dell’isola durante tutto l’anno, ma è anche un gioiello amatissimo dai turisti.
È sia un souvenir che un regalo di classe. Ad esempio, nella regione di Nuoro questi anelli si caratterizzano per avere incastonate lamine di corniole di diversi colori sapientemente incise che danno al gioiello un aspetto sfarzoso.
Molto più diffusi sono le fedi sarde a castone piatto dove sono incise le iniziali della persona che regala il gioiello oppure la lettera R (iniziale della parola “ricordo”).